[SPOTLIGHT] Verso La Libertà Che Ognuno di Noi Merita con Vittoria Diamanti

Ben ritrovata in una nuova puntata di Spotlight, la rubrica dove intervisto le magnifiche #Smartwomen con cui ho il piacere di lavorare e ti presento la loro attività di coaching o di consulenza!

Oggi siamo qua con Vittoria Diamanti che, al momento dell’intervista, si trovava a Bali. Che bella questa tecnologia che ci permette di essere connesse ovunque ci troviamo nel mondo, non trovi? 🙂

 [Se non visualizzi il video, clicca qui per guardarlo su YouTube]

Tu sei Life coach e insegnante Heal Your Life. Cosa ne dici di raccontarci un po’ di più di te? Chi sei? Cosa fai?

V: Esatto, sono Life coach e insegnante Heal Your Life. Però, grazie alla mia storia personale, ho deciso di prendermi cura di persone che soffrono fisicamente, che hanno dei problemi fisici di cancro, vulvodinia, fibromialgia, depressione, ecc.

Questo perché la mia storia personale mi ha fatto capire e comprendere che la nostra mente ha un potere incredibile e, grazie appunto a un lavoro enorme che ho fatto su di me, dopo 30 anni di sofferenza dalla fibromialgia sono riuscita a uscirne.

Non mi piace chiamare la fibromialgia “malattia”, perché credo che noi non siamo dei malati. E’ “semplicemente” un mal di vivere.

Un mal di vivere nel senso che quando non si sta vivendo la vita che si vuole realmente o comunque quando ci si portano dietro delle sofferenze fin da piccoline e non riusciamo a elaborarli, automaticamente il nostro corpo risponde.

E risponde col dolore, con la malattia, con la sofferenza. Come riusciamo ad innescare la sofferenza nel nostro corpo, abbiamo anche la capacità di innescare i processi di auto-guarigione.

Questo è un po’ quello che io faccio per le persone che scelgono di affidarsi a me, e perché le persone scelgono di affidarsi a me? Perché si riconoscono in quella che è la mia storia, e per me è sicuramente molto più facile entrare in empatia con loro e aiutarli.

Una storia che hai vissuto personalmente e che ti ha permesso di conoscerti meglio per uscire da questa condizione.

V: Sì, diciamo che non mi conoscevo affatto, o meglio, conoscevo una Vittoria e pensavo di essere quella Vittoria. Addirittura sono arrivata al punto di pensare di meritare di stare in quella situazione per qualcosa che avevo commesso.

Spesso e volentieri mi sono detta: “Se non avessi avuto la fibromialgia chissà che vita meravigliosa avrei potuto avere!” Invece posso dire che oggi, nonostante le difficoltà, ho imparato a gestirla. Si può uscire da tanta sofferenza imparando a gestirsi, imparando a diventare la nostra priorità.

La fibromialgia mi ha regalato tantissima consapevolezza, nel senso che se io non avessi toccato il fondo e non avessi provato così tanto dolore nella mia vita, sicuramente non potrei essere la persona che sono oggi.

Con una consapevolezza nuova, con una visione della vita completamente diversa rispetto a quella che avevo prima. Mi sono presa proprio la responsabilità di quella che era la mia vita.

Prima, invece, tendevo sempre a incolpare gli altri, a puntare il dito dimenticandomi che quando punti il dito le altre 4 dita poi sono verso te stessa. E a quel punto pensi: “Caspita, se ti prendi la responsabilità della tua vita e scegli su che frequenza sintonizzarti, poi dopo le cose in automatico cambiano”.

Detta così sembra una cosa piuttosto semplicistica perché non tutti sono disposti a sentire.

Io lo dico sempre: “Quando racconto la mia storia o quando racconto quella che è la mia filosofia di vita, rimanete con la mente aperta e mettete tutto in discussione, non credete a niente di quello che dico“.

Però, tra le tante cose che dico, c’è quella cosina che risuonerà sicuramente e, quindi, da lì si incomincia e poi dopo le cose vengono in automatico.

Mi sono resa conto in questi anni che ci sono 3 categorie di persone che non stanno bene e hanno il desiderio di migliorare la qualità della loro vita:

  • Chi non ci crede, quindi mette in discussione quello che dico e dice: “No, assolutamente non credo di avere il potere di poter cambiare le cose”. Sono quelli che si lamenteranno a vita della loro condizione e non faranno nulla per cambiare, dando magari la colpa sempre a persone o situazioni che li circondano;
  • Chi vuole cambiare però fa una fatica boia e a un certo punto molla. Il cambiamento richiede tanto coraggio, tanta determinazione;
  • Chi con tutte le forze, e sono pochi, si mette comunque in discussione e fa di tutto per poter cambiare e poi ce la fa nel tempo, perché non è un qualcosa che accade così velocemente.

la libertà che ognuno di noi merita
Se io, ad esempio, ho vissuto 30 anni nella rabbia, nella frustrazione, ecc., non è che nel giro di 2 sedute di coaching ho compreso e capito tutto quello che andava fatto per poter migliorare la qualità della mia vita.

Anche perché ora che ho compreso tutto sono passati 3 anni, ma è nel momento in cui poi ho cominciato a mettere realmente in pratica tutto quello che avevo consapevolizzato che la mia vita è realmente cambiata.

Vedi, questo è quello che cerco di trasmettere alle persone che decidono di affidarsi a me ma non solo: nel momento in cui cambi tu di conseguenza cambiano i tuoi amici, la tua famiglia perché si rendono conto che probabilmente, se anche loro se si mettono a cambiare qualcosa a partire da piccole cose, possono migliorare la qualità della loro vita.

Interessante questo discorso, il cambiamento parte da noi e dopo ha delle ripercussioni anche attorno a noi.

La immagino un po’ come una sorta di onda che si propaga e che pian piano va a toccare anche le vite delle persone che ci stanno attorno.

Quando hai a che fare con quelle persone che vorrebbero cambiare ma dentro di sé danno la colpa agli eventi esterni, in quel caso cosa si può fare per aiutare veramente e sostenere queste persone nel loro percorso di cambiamento?

V: Io credo di avere un qualcosa, mi viene da dire, di speciale perché ci sono passata e a loro faccio sempre tantissimi esempi su di me, sulla mia storia, sulle mie difficoltà.

Un mese fa ho sistemato il mio hard disk e ho ritrovato il mio dialogo interiore di quando ho iniziato questo percorso.

Come insegna Louise Hay, è fondamentale cambiare il dialogo interiore a nostro favore e quindi trasformare il dialogo da negativo a positivo. Quando ho letto il mio dialogo interiore negativo ho pensato: “Questa è esattamente la trama di un film dell’orrore, è perfetto veramente per girare un film dell’orrore!”.

Spesso e volentieri mi è capitato di leggerlo nuovamente e di dire: “Ragazzi, questo era il mio dialogo interiore, questa era la visione della mia vita e, quindi, se io sono riuscita nel corso del tempo a cambiare in modo così radicale, lo potete fare anche voi”.

Io sono una fan della condivisione perché a me ha salvato la vita quindi, se io non avessi sentito storie di persone che ce l’avevano fatta a uscire dalla sofferenza della fibromialgia, mai e poi mai avrei potuto pensare di farcela.

La medicina ufficiale sostiene che sia una malattia cronica ed incurabile ma, io e altre persone che oggi stanno molto bene, siamo l’esempio che si può guarire.

Se non avessi saputo delle storie di persone che ce l’avevano fatta, probabilmente oggi non sarei a Bali, non farei il lavoro che faccio e non starei così tanto bene.

Le persone mi chiedono come ho fatto a superare quell’ostacolo, quella difficoltà, e io nel dettaglio do loro tutti gli strumenti, racconto esattamente tutto quello che ho fatto per uscire da questa sofferenza. E questo credo che sia tanto la mia forza quanto il valore aggiunto del mio lavoro.

Il lavoro di life coach è collegato al motivatore ed è proprio quello da cui rifuggo, nel senso che le persone non hanno bisogno di essere motivate ma di essere ascoltate e comprese.

C’è bisogno di entrare realmente in empatia con chi si affida a te, hanno bisogno di fidarsi perché siamo bombardati ogni giorno da milioni informazioni e, come dire, di filosofie diverse. Ognuno dice la sua e le persone non sanno più dove sbattere la testa.

È difficile affidarsi, e soprattutto a qualcuno che dice che dalla fibromialgia si può guarire. Io non dico neanche più questo perchè è una consapevolezza che ho acquisito tramite la mia storia, le persone che si sono affidate a me, gli studi che ho fatto in questi anni e tutte le coaching.

Dai miei clienti, dalle persone che si sono affidate a me ho imparato tantissimo.

Gli schemi poi si ripetono, sono un po’ una sorta di copia e incolla, anche se le storie sono diverse. Però vedi come certi meccanismi sono sempre gli stessi, per me oggi comprendere alcune dinamiche è veramente semplice e credo che questo sia il valore aggiunto del mio lavoro.

Molte persone mi chiedono: “Vorrei fare il tuo lavoro, quale scuola mi consigli? Quale percorso?”. La scuola è importante sicuramente, l’ambiente dove cresci, come cresci sono sicuramente importanti ma credo che questo lavoro lo puoi fare solo ed esclusivamente se hai fatto un enorme lavoro su te stessa.

Altrimenti, posso garantire che alla quarta coaching non si sa più cosa chiedere al coach, nel senso che arrivi a un certo punto e dici: “È finito il manuale delle domande di meta-programma e meta-modello, adesso cosa gli chiedo?”.

Quindi credo che proprio il lavoro su se stessi sia fondamentale in questo percorso.

hai toccato un punto fondamentalE per chi vuole diventare coach e per chi lo è già ma vuole riuscire a trovare clienti.

Il fatto è che tutto comunque parte da se stessi. Questo lavoro interiore che si fa su di sé, sulla presa di consapevolezza di chi si è, sui propri limiti e, diciamo, anche il coraggio di portare la propria storia e condividere la propria esperienza.

Vedo molti coach che, forse per paura di essere visibili, tendono a tenere per sé la propria storia e essere semplicemente il coach sulla carta. Cosa che è un peccato perchè condividere la propria storia, la propria personalità, il proprio essere è quello che crea connessione con i potenziali clienti.

E’ proprio questo il punto, si lavora fra essere umani e quando un cliente arriva non guarda quanti diplomi hai, quante scuole hai fatto. Cerca di capire chi è la persona al di là dello schermo a cui potrebbe affidarsi e vuole capire se è la coach giusta per ascoltarlo, capirlo e sostenerlo in questo viaggio di crescita personale.

V: Esatto. Ti potrei fare tantissimi esempi, però cito quello che potrebbe essere il più forte. Lavoro online ormai da 3 anni, sono attiva sul web, parlo di crescita personale e della mia storia ormai da 5 anni. Le persone hanno bisogno di sapere chi sei, di fidarsi, di potersi sentire a casa.

Durante il mio percorso di formazione ho fatto una quantità di corsi infinita, letto un sacco di libri e formata il più possibile. Un giorno ho letto un libro, mi è piaciuto quello che l’autore scriveva e l’ho chiamato per dirgli : “Senti, io voglio farti da assistente”.
la libertà che ognuno di noi merita
Sono stata accettata e per 2 anni ho imparato di riflesso tutto quello che lui sapeva e che faceva. Questo è stato per me importantissimo proprio per comprendere e capire che veramente ci sono una quantità di sfumature che a scuola non impari.

E queste piccole sfumature nel  lavoro di tutti i giorni fanno un’enorme differenza, e questo sicuramente è un valore aggiunto.

Conosco tantissime persone che fanno molta fatica a condividere,  io non ho avuto problemi a condividere nella mia storia fin dall’inizio però ero un po’ più riservata e alcuni dettagli non li dicevo.

Un po’ per paura del giudizio, e pensavo “Chissà la gente cosa penserà di me” oppure “Chissà chi non sa che ho la fibromialgia”. Poi un giorno ho deciso di organizzare la mia prima conferenza e non l’ho detto a nessuno, non l’ho neanche pubblicizzata perché, appunto, pensavo: “Mamma mia, chissà cosa diranno le persone che verranno ad ascoltarmi”.

Però mi è proprio venuta una sorta di illuminazione e mi sono detta: “Sali su quel palco e anche sbagli un congiuntivo, magari dici una cosa che non vorresti dire per l’emozione chissenefrega!“.

Mi sono detta che la mia storia poteva salvare una vita, due o tre e per questo dovevo salire su quel palco pensando a quante persone potevo salvare. E così è stato. Quando hai paura di fare qualcosa, ti immobilizzi e perdi un sacco di tempo.

Quello che ho imparato è che se ti fa paura fallo! Ma non farlo una volta sola, continua a farlo sempre di più perché poi quella cosa diventa normale, rientra nella tua quotidianità.

A me son successi 2 episodi: una volta un ragazzo all’interno di un locale mi è venuto incontro, c’era la musica alta, mi ha abbracciato fortissimo e mi ha detto: “ Ma tu sei Vittoria Diamanti? Sai che mi hai salvato la vita?”. Immagina pianti, lacrime.

Poi un’altra volta, a una conferenza, alcune persone mi sono venute incontro:  “Se non fosse stato per te, se non avessi divulgato la tua storia su Youtube a me non mi sarebbe neanche venuto in mente di riprendere in mano la mia vita. Non avevo minimamente capito che io potevo cambiare le sorti della mia vita”.

Anche recentemente mi è successo a Milano, prima di partire per Bali un ragazzo, Luca, mi ha detto: “Se sono vivo è grazie a te”. Perché quando si è dietro a uno schermo, non ti rendi conto del rumore che fai là fuori.

Questi sono dei feedback potentissimi che ti arrivano e, quindi, pian piano ti viene quel coraggio, quella voglia di condividere. Ma condividere anche la colazione, il tuo life style, i tuoi successi, qualsiasi cosa.

Per me era un problema fare anche i video, mi vergognavo mentre adesso mi alzo la mattina e dico: “Vediamo cosa posso raccontare oggi”, per ispirare e dare degli spunti. Recentemente ho fatto un video dove condividevo un mio traguardo, uno degli obiettivi che mi ero prefissata quando sono arrivata a Bali: guidare il motorino.

Chi è venuto a Bali sa il traffico che c’è. Non ho mai guidato il motorino perché non mi era mai stato permesso da piccolina, e quindi ho sempre avuto paura. Allora ho fatto questo video dove parlo a tutte le persone che mi seguono e dico: “Non pensate che non abbia dei limiti, delle paure anche se parlo di consapevolezza e crescita personale, che sono il mio pane quotidiano. E’ vero, ma anch’io ho le mie paure”.

Ho raccontato come ho fatto a superare quella paura, proprio per entrare in empatia e dire che sono umana anch’io, ho i miei limiti però pian pianino cerco di superarli.

La condivisione è potentissima. proprio qualche giorno fa nel gruppo Smartwomen si parlava di questa paura del condividere, di essere visibili.

E qualcuno diceva: “Eh ma sai, dopo mi viene da pensare , ma chi sono io? Perché mai dovrei dire queste cose? Perché la gente dovrebbe starmi ad ascoltare?”.

Il fatto è che se noi spostiamo il lampione da noi e lo dirigiamo verso le persone che sono dall’altra parte, qualcuno in quel momento ha bisogno di sentire quella condivisione che, magari,  a te sembra forse anche banale.

E invece può cambiare la vita di qualcuno, è un segno che rimane nella vita di qualcuno ed è lì che tocchi le persone, le tocchi nella loro anima.

V: Mi è venuto in mente un aneddoto: mi ricordo che a uno dei corsi di crescita personale, forse il primo,  eravamo divisi in gruppi. Ognuno raccontava la propria storia e a me sembrava sempre che la mia storia fosse di minore importanza rispetto alle altre.

C’era chi aveva perso il papà da piccolo, chi aveva avuto un cancro, chi aveva un parente che si era tolto la vita. Io non parlavo mai nello specifico della fibromialgia, finchè un giorno la mia coach dei tempi mi chiese: “Cosa stai aspettando?”, io ho risposto: “Beh, ma gli altri hanno la priorità” e lei: “Spiegami perché la tua storia è di minore importanza rispetto alle altre”. E, quindi, lì veramente ho pensato: “Caspita, forse c’è qualcuno là fuori che sta aspettando di sapere quello che ho da dire”.
Perché quello che credo e quello che mi ha fatto poi salire sul palco è che, quando noi condividiamo, permettiamo all’altro di crescere, di trovare spunti per migliorare, di farsi delle domande e, magari, trovare le risposte giuste.

Quindi, adesso ho una sete di condivisione totale dove se prima, magari, non mi soffermavo ad ascoltare qualcuno invece ora mi approccio alla condivisione in maniera completamente diversa.
la libertà che ognuno di noi merita
Qualsiasi persona io incontri sul mio percorso ha sempre qualcosa da darmi, da insegnarmi, da condividere o da apprendere, perché no? E questa cosa di “chi sono io” me la sono ripetuta tante volte.

Ho sempre fatto vetrine nella mia vita, giravo il mondo e lavoravo per marchi di moda molto famosi, ero un concentrato di rabbia e frustrazione e dolore e sofferenza.

Di punto in bianco questo mio cambiamento, così all’inizio pensavo: “Come faranno a credermi le persone, come posso risultare credibile dato che molti sanno la mia storia, quello che facevo?”.

E poi un giorno mi sono detta: “Caspita, ma tutta questa sofferenza servirà a qualcosa?” ed è lì che mi è venuta la voglia di condividerla, dare la possibilità a più persone possibili di comprendere che si può uscire dalla sofferenza, si può innescare un processo di autoguarigione e si può fare il lavoro che si desidera.

Parlando di palco e di condivisione so a che a settembre ci sarà un grande evento in arrivo, Il viaggio dell’eroe.

V: Esattamente. Ho intitolato questo evento “Il viaggio dell’eroe, verso la libertà che ognuno di noi merita” e ho voluto invitare 15 persone che saliranno con me sul palco.

Ci sono tantissimi libri, corsi e persone che parlano di questi argomenti però io credo che ci vogliano degli esempi concreti, le persone hanno bisogno di toccare con mano, di vedere che è veramente possibile il cambiamento anche quando si parla di malattia.

Ognuna di loro racconterà la loro storia. Non parleremo ovviamente solo di fibromialgia ma anche di cecità, vulvodinia, diabete, omosessualità, dipendenza dalle relazioni, obesità, anoressia, cancro al seno, cancro al cervello.

Un evento dove raccontare come ognuno di noi ha trasformato la propria sofferenza in punto di forza, il fallimento in qualcosa di importante e grande che ha segnato un cambiamento nella nostra vita.

la libertà che ognuno di noi merita
Ci sarà Claudio Pelizzeni che ha fatto il giro del mondo con un compagno scomodo, il diabete. Diletta Marabini, viaggiatrice nell’anima e nel mondo, appassionata di tutto ciò che riguarda la crescita personale.

Ci sarà Andrea Caschetto che ha avuto un tumore al cervello quando era adolescente. I medici gli avevano detto che avrebbe vissuto con una stanchezza cronica costante e non si sarebbe potuto ricordare nulla. Oggi Andrea parla quattro lingue, ha tenuto un discorso in inglese all’ONU, gira il mondo, ha dei progetti meravigliosi per i bimbi negli orfanotrofi, e di stanchezza cronica non c’è n’è nemmeno l’ombra.

Guarda, ce ne sono tante di storie incredibili: Sara, 23 anni, cancro al seno. Oggi sta benissimo e ci racconterà come ne è uscita. Poi ci sarà Valeria, 15 anni, che ha sofferto di vulvodinia. Nessun medico riusciva a capire che cosa avesse, ma dicevano che non c’era assolutamente modo di uscirne. Dopo 6 mesi di coaching, Valeria non aveva più la vulvodinia.

Queste sono le storie che mi danno forza di continuare a fare quello che faccio anche quando penso che non è semplice. Non è semplice aiutare le persone quando stanno male perché comunque sono percorsi molto impegnativi per entrambi.

Ho organizzato questo evento perché voglio portare questi esempi, voglio dare la possibilità a più persone possibili di comprendere come abbiamo fatto a uscire da questa sofferenza. Uscire dalla sofferenza vuol dire sapere che la fibromialgia mi accompagnerà per la vita, che sarà la mia compagna fedele di viaggio, che ogni giorno mi ricorda di essere la mia priorità.

Oggi ho imparato a gestirla, quindi perché non dare la possibilità a chi lo desidera di comprendere come fare? Il bello è che alcuni sono abituati a salire sul palco, altri sono terrorizzati ma è la voglia di fare la differenza nel mondo, perché veramente farà differenza nel mondo.

Se guardo soltanto nel mio piccolo quante vite sono riuscita a toccare e a trasformare, allora se moltiplichiamo tutto per 15 quante persone riusciremo a toccare? E per loro non è facile, infatti ci stiamo preparando all’evento nel migliore dei modi.

Però la cosa bella è che si sono messi a disposizione per raccontare come si passa da una vita ordinaria, proprio come nel vero viaggio dell’eroe, a una vita straordinaria.

Credo proprio che sia questa forza della condivisione che spinge anche queste persone, nonostante la paura di salire sul palco, a raccontare se stessi.

Questo desiderio di condividere che va oltre, consci dell’impatto che può avere nella vita degli altri.
Proprio come dici tu, se ci è riuscita una persona e ci sono riuscite 15 persone, quante altre persone possono cambiare quando hanno quel click mentale e decidono  di dirsi: “Ok, ho questa consapevolezza, mi prendo la responsabilità di quello che mi capita e adesso decido di far qualcosa di concreto per cambiare invece di lamentarmi”?

V: Esatto, perché la cosa importante di quello in cui credo è che siamo sempre abituati a guardare quello che ci manca e, invece, perché non concentrarsi su quello che abbiamo e che possiamo fare con quello che abbiamo?

È lì che cambia completamente. È vero che il diabete ti limita, è vero che la fibromialgia ti limita, è vero che posso fare solo alcune cose ma pazienza! Non è più un problema, è imparare a vivere bene con quello che abbiamo e smetterla di essere arrabbiati perché non si possono fare determinate cose. Io voglio vivere al meglio.

Se 5 anni fa mi avessero detto : “Sai che farai la life coach, vivrai a Bali, starai bene e sarai felice?” avrei pensato che la crescita personale non funziona, non fa per me. E invece no, guarda dove sono: ho una qualità di vita incredibile, posso scegliere di partire quando voglio.

Ma era assolutamente fondamentale passare da quella sofferenza. Oggi tante persone mi chiedono: “Ma se avessi potuto risparmiartela?” e sicuramente è normale pensare che magari tutto quel dolore me lo sarei anche risparmiato.

Ma non sarei qui oggi, non avrei questa consapevolezza, non avrei questa filosofia di vita, non sarei così felice e non potrei fare quello che faccio. Quindi, quello che ci succede è tutto necessario. Il bello è che lo si capisce sempre dopo!

Sai, credo che questa cosa valga sia nella vita sia nel business.

Quando alcune delle mie clienti vivono un periodo di frustrazione e hanno delle difficoltà, anch’io dico loro : “Guardate che queste difficoltà che voi state attraversando adesso sono quelle che in realtà vi aiutano a crescere, e sono anche quelle che vi aiutano a entrare in contatto con le persone che stanno dall’altra parte”.

Proprio perché nella difficoltà, comunque, noi facciamo un percorso, cresciamo e raggiungiamo delle nuove consapevolezze che poi ci aiutano ad aiutare e ad andare avanti.

Vittoria, grazie per questa interessantissima condivisione. Trovo che il tuo sia un messaggio veramente forte e coerente di qualcuno che ha vissuto sulla propria pelle questi aspetti e che oggi aiuta altre persone a fare questi cambiamenti.

Dimmi un po’, giusto per concludere: come possono iscriversi le persone al tuo evento, dove ti trovano? Dacci tutti i riferimenti!

V: Potete venirmi a trovare sul mio sito e nella sezione del menù c’è la voce “Il viaggio dell’eroe”, all’interno trovate tutte le informazioni relative alla giornata. Ancora per un periodo breve ci sarà la possibilità di acquistare il biglietto ad un prezzo promozionale.

Sarà a Milano, unica data quest’anno per poterci incontrare di persona, e sarà emozionante per me perché incontrerò tantissimi miei clienti che non ho ancora abbracciato e conosciuto personalmente.

Quanto condividere, quanto entrare in empatia con chi sta dall’altra parte dello schermo anche per dare fiducia e, di conseguenza, trovare dei nuovi clienti che si affidano. Sarà una giornata particolarmente emozionante!


Se anche tu sei una coach, counselor o consulente e hai bisogno di un aiuto concreto per avviare la tua attività, dai un’occhiata ai miei percorsi di coaching.

Inoltre, sono aperte le iscrizioni alla Business School, la scuola per coach che ti aiuta a trovare clienti per la tua attività, creare un impatto nella vita degli altri e vivere del tuo lavoro!

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